Ridurre l'impatto ambientale per la società

È già stato spiegato, nella sezione "Spreco di risorse", che basare la propria alimentazione su ingredienti animali (carne, pesce, latte, uova) significa causare un grande spreco di risorse: acqua, energia, terreno, e, in definitiva, cibo, che potrebbe essere impiegato per il sostentamento delle persone, anziché come alimentazione per gli animali d'allevamento.

A parità di calorie, il consumo di terreni per la produzione di cibo animale è 22.3 volte maggiore di quello necessario per la produzione di vegetali. Come dire: se da una certa estensione di terreno usata per l'allevamento si ricavano 100 calorie, usando invece quello stesso terreno per coltivare vegetali per il consumo diretto umano, il nutrimento ricavato per le persone è più di 22 volte tanto, 2230 calorie. Il che vuol dire che possiamo nutrire un numero di persone molto maggiore.

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Considerando tutti i pasti onnivori inseriti finora, se tutti passassero al menù vegetale tipo (a parità di calorie) si otterrebbe una enorme diminuzione delle emissioni di gas serra legate alla produzione di cibo, 5.5 volte di meno, a parità di calorie.

Testimonianza di Patrizia

Il passaggio a un eco-menù ha diminuito dell'80% l'impatto sull'ambiente, incluse le emissioni di gas serra: è più importante agire sulla dieta che sui trasporti! [Continua…]

L'impatto sui paesi più poveri

Un miliardo di persone nel mondo sono denutrite. Al contempo, un altro miliardo consumano carne in maniera smodata.

È risaputo che il problema della malnutrizione scaturisce da un iniquo accesso alle risorse alimentari, piuttosto che da una insufficiente produzione mondiale di cibo; ma troppi sono gli sprechi e troppo è usato come mangime per animali anziché per nutrire direttamente le persone che ne hanno bisogno. Il problema non è causato soltanto dallo spreco dovuto allo smodato consumo di carne, è sicuramente più ampio, ma questo specifico spreco vi contribuisce in maniera significativa.

Gli animali d'allevamento consumano molte più calorie, ricavate dai vegetali, di quante ne producano sottoforma di carne, latte e uova: come "macchine" che convertono proteine vegetali in proteine animali, sono del tutto inefficienti. Il rapporto di conversione da mangimi animali a cibo per gli umani è in media molto alto, 1:15.

Nei paesi in via di sviluppo, chi ha i mezzi per nutrirsi in maniera adeguata senza incorrere in denutrizione, non segue certo una dieta satura di prodotti animali, ma quella tradizionale, formata per lo più da cereali, legumi, verdura e frutta. Un numero molto maggiore di persone potrebbero essere nutrite adeguatamente con questo tipo di dieta altamente nutriente (e salutare) consumando le stesse risorse, rispetto al numero di persone che si possono nutrire con una dieta a più alto contenuto di alimenti animali (evitando anche tutti i danni che il consumo di tali ingredienti causa alla salute umana).

Eppure, nei paesi poveri sono state incentivate le produzioni di cereali destinate ad essere esportate come mangime per l'allevamento intensivo, industria che produce tonnellate di carne che va a costituire la dieta squilibrata del Nord del mondo, dove l'emergenza sanitaria è ormai costituita dall'obesità e da tutte le malattie connesse alla sovralimentazione e all'eccessivo consumo di prodotti animali. Mentre il Sud del mondo si vede sottrarre i cibi vegetali con cui potrebbe garantirsi la sopravvivenza.

Con la scelta di spostare il nostro menù quotidiano includendo piatti a base di ingredienti vegetali anziché prodotti animali, possiamo smettere di essere parte del problema, ed essere invece parte della sua soluzione.

Per proseguire: Approfondisci le altre motivazioni: Per la natura e gli animali.

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